Elezioni europee: “Civiltà Cattolica” “vota” contro nazionalismi e populismi

“Adista”
n. 18, 18 maggio 2024

Luca Kocci

Alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo – che si svolgeranno in tutti i 27 Paesi dell’Unione fra il 6 e il 9 giugno – La Civilità Cattolica non dà indicazioni di voto ma individua alcuni temi centrali particolarmente “divisivi” che i quattrocento milioni di cittadini chiamati alle urne, in particolare gli elettori cattolici, dovrebbero usare come “bussola” per orientare le proprie preferenze: il processo di integrazione, il rapporto con i valori cristiani, le questioni ambientali ed ecologiche, la coesione sociale, le politiche migratorie, la guerra. Al termine dell’analisi del quindicinale dei gesuiti – le cui bozze vengono lette e corrette in Segreteria di Stato vaticana – l’ago punto decisamente nella direzione opposta a quella verso cui puntano le forze nazionaliste e populiste di destra, che pure sono favorite rispetto alla sinistra.

A cominciare dal primo punto, ovvero le «concezioni divergenti» rispetto al progetto stesso di Unione: alcuni partiti sostengono «una più stretta integrazione europea» altri invece sono convinti «che l’integrazione sia già andata troppo oltre e debba essere arginata, se non ridotta, o addirittura azzerata, per preservare la sovranità degli Stati». Per La Civiltà Cattolica il punto di riferimento è il parere della Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità europea (Comece), secondo cui il progetto avviato più di settant’anni fa deve «essere sostenuto e portato avanti». I cristiani, quindi, sono invitati a votare per «persone e partiti che chiaramente sostengano il progetto europeo» secondo lo spirito dei padri fondatori.

Attenzione al tranello identitario

Al secondo punto, quello relativo ai «valori cristiani», si criticano severamente tutte quelle forze politiche (di destra) che usano e strumentalizzano i valori cristiani per fini politici: questi partiti «hanno elevato l’identità cristiana a vessillo di battaglia», ma non bisogna cadere nel tranello identitario e verificare «se i valori cristiani vengano promossi prestando attenzione alla più ampia cornice della dottrina sociale cattolica, compresi i valori della compassione e dell’attenzione ai più vulnerabili, o se vengano sostenuti in modo selettivo, solo nella misura in cui contribuiscono a propugnare un sistema nazionale identitario, a creare divisione tra gruppi o a far sì che elementi sensibili sotto il profilo culturale vengano sfruttati per ottenere vantaggi politici. Se così fosse, ci si potrebbe chiedere se il partito che fa tali riferimenti stia effettivamente cercando il bene comune o se non stia semplicemente strumentalizzando il cristianesimo per i suoi interessi particolari». Il punto di riferimento è ancora la Comece: «la paura motiva alcuni elettori a cercare soluzioni e sostegno spirituale in una versione oggettificata e strumentalizzata della tradizione, a volte mascherata da un appello ai “valori tradizionali”. In questi casi, i concetti di “patria” e “religione” vengono usati come armi», quindi bisogna «lottare contro la strumentalizzazione dei valori cristiani per interessi politici e nella prospettiva delle narrazioni etno-razziali».

L’ambiente e le narrazioni tossiche

Sulle questioni ambientali, l’autore del saggio pubblicato sul fascicolo n. 4173 della Civiltà Cattolica, il padre gesuita Benoît Willemaers, smonta totalmente le tesi di ultraliberisti e “negazionisti”. «Nei discorsi politici si sono fatte strada narrazioni tossiche, in primo luogo quella che i partiti populisti sfruttano in tutta Europa, ossia l’ondata di reazioni popolari contro le politiche “verdi” e la contrarietà delle popolazioni a tutto ciò che comporta costi aggiuntivi, tenta di imporre comportamenti particolari o semplicemente sembra “punitivo”». L’altra «narrazione tossica» è quella secondo la quale «l’eccessiva regolamentazione in materia ambientale sovraccarica l’economia, rendendo le imprese europee incapaci di competere con quelle americane e cinesi». L’obiettivo è quello di ridimensionare l’impegno ecologico. Gli elettori invece – esorta La Civiltà Cattolica – dovrebbero «considerare quanto seriamente i diversi partiti politici si prendano cura della nostra casa comune. Considerata l’urgenza di contrastare il degrado del nostro Pianeta, non è sufficiente che come soluzione per uscire dalla crisi si dia priorità alla crescita economica». Una crescita economica che non deve prendere il sopravvento rispetto ai «diritti sociali e umani» delle persone.

Migranti come capri espiatori

Per quanto riguarda le politiche migratorie, il quindicinale dei gesuiti è fortemente critico nei confronti del recente accordo «su un nuovo patto sulle migrazioni, che tende a un forte inasprimento delle politiche sulle frontiere (compresa la normalizzazione della detenzione) e sul trasferimento delle responsabilità di protezione a Paesi terzi in cambio di limitati miglioramenti nella solidarietà tra gli Stati europei». Questo accordo, come hanno denunciato oltre cinquanta organizzazioni di solidarietà – fra cui Caritas e Jesuit Refugee Service – «normalizzerà l’uso arbitrario della detenzione per immigrati, anche per bambini e famiglie, aumenterà la profilazione razziale, utilizzerà procedure di “crisi” per consentire i respingimenti e riportare le persone nei cosiddetti “Paesi terzi sicuri”, dove sono a rischio di violenza, tortura e detenzione arbitraria». Pertanto occorre «prestare attenzione al modo in cui i partiti valutano la migrazione. Le legittime preoccupazioni per la situazione economica non possono essere utilizzate come giustificazione per ledere la dignità di una persona. La migrazione comporta certamente molti problemi e può esercitare una pressione sociale ed economica sulle benestanti società di destinazione che non può essere ignorata. Tuttavia, i migranti, in quanto persone, non possono essere strumentalizzati come capri espiatori».

Scegliere il bene comune

Infine la guerra in Ucraina: si auspica ovviamente la pace, ma non viene minimamente messa in dubbio la strategia perseguita finora, con il sostegno anche militare a Kiev, anche se questo non deve trasformarsi «in una corsa agli armamenti», come invece si sta verificando. Del resto è questa la posizione assunta da quasi tutte le cancellerie europee, con l’eccezione di qualche leader populista e di destra.

«Non esiste un partito o un candidato perfetto per cui votare – conclude p. Willemaers –. La realtà della politica nella maggior parte dei Paesi europei, così come la situazione della Chiesa nella maggior parte delle società europee, fa sì che quasi ogni opzione dovrà essere un compromesso. Ma bisogna fare delle scelte. I cristiani non possono abdicare al loro giusto posto nel processo democratico. Spetta a ciascuno valutare in coscienza, dopo un’adeguata informazione e riflessione, dove il suo voto possa promuovere al meglio il bene comune e i valori cristiani a livello europeo».