“Adista”
n. 9, 9 marzo 2024
Valerio Gigante – Luca Kocci
Anche nella Chiesa cattolica le manganellate della polizia ai giovani che manifestavano per la Palestina hanno suscitato una reazione davvero vibrante. Che segna forse un punto di non ritorno nei rapporti, già difficili, tra governo e mondo ecclesiale.
Questi i fatti: a Pisa e Firenze, il 23 febbraio scorso, la polizia ha caricato in maniera violenta due cortei organizzati a sostegno della causa palestinesi cui hanno preso parte molti studenti, in gran parte minorenni. Le cariche, in cui sono state ferite complessivamente 18 persone, hanno suscitato critiche nei confronti delle forze dell’ordine e dello stesso governo, con il ministero dell’Interno accusato di non aver fatto abbastanza per evitare che i cortei finissero in scontri e violenze.
A Firenze il corteo era partito da piazza Santissima Annunziata con l’intenzione di raggiungere il consolato americano, ma è stato caricato a piazza Ognissanti, poco prima di giungere al consolato. Sono state ferite cinque persone, tra cui una studentessa, fotografata con la faccia insanguinata e il naso fratturato.
Gli scontri più gravi si sono però verificati a Pisa, dove il corteo pro Palestina era partito da piazza Dante per poi imboccare via san Frediano, una strada molto stretta che sbuca su piazza dei Cavalieri, dove ha sede la Scuola Normale. Lì i manifestanti hanno trovato la strada sbarrata da un veicolo della polizia e da agenti in tenuta antisommossa. I manifestanti hanno provato ad avanzare, pacificamente e con le mani alzate; la polizia ha effettuato una «carica di alleggerimento», che doveva servire a ridurre la pressione del corteo e a sgomberare un po’ la folla. Invece, con il corteo bloccato nella strettoia di via San Frediano, i poliziotti hanno manganellato con violenza gli studenti, inseguendoli mentre scappavano. Alla fine ci sono stati 13 feriti, di cui otto minorenni e un poliziotto.
I fatti di Pisa e Firenze sono stati rilanciati da quasi tutti gli organi di informazione e hanno destato sconcerto e preoccupazione, al punto che anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è intervenuto, con una telefonata al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi di cui ha voluto rendere di noti i contenuti, circostanza piuttosto inusuale. Mattarella ha detto che «l’autorevolezza delle forze dell’ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento».
Chiesa pisana: «Un buco nero nella nostra storia democratica»
Nella Chiesa cattolica le cariche della polizia hanno suscitato enorme disappunto. Lo prova il rapido allineamento alle posizioni del presidente della Repubblica da parte del cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin il quale, interpellato dai giornalisti a margine di una iniziativa all’ospedale Idi di Roma, ha dichiarato che i manganelli «sono certamente un fallimento, tutti siamo chiamati ad essere ragionevoli».
«Quando un cittadino viene ferito o picchiato dalle forze dell’ordine nel corso di una manifestazione – scrive Danilo Paolini in un editoriale sul quotidiano della Cei Avvenire (23/2) – vanno indagate le eventuali responsabilità delle autorità pubbliche. Non a causa di un pregiudizio negativo nei confronti dei corpi di polizia, come pure è stato sostenuto da qualche sparuto esponente del centrodestra in cerca di facile quanto sterile polemica, ma proprio perché il loro compito è far rispettare la legge a tutela, non a minaccia, di tutti i cittadini».
Se nessuna dichiarazione è arrivata dall’arcivescovo e dalla Curia di Firenze, nella diocesi di Pisa la repressione violenta del corteo studentesco ha provocato davvero un terremoto. Il Consiglio Pastorale della Arcidiocesi, che si era riunito proprio il 23 febbraio pomeriggio, poche ore dopo le cariche della polizia, a pochi metri da piazza dei Cavalieri, in un comunicato pubblicato sul sito e firmato dall’arcivescovo, mons. Giovanni Paolo Benotto, afferma come «la violenza non sia mai giustificata e in attesa che si faccia luce sull’accaduto e sull’operato delle forze dell’ordine, auspica che tutte le autorità competenti intervengano per garantire il corretto e pacifico confronto democratico, tutelando la sicurezza di tutti, dei giovani in particolare».
«Il 23 febbraio è un gravissimo buco nero nella nostra storia democratica». È severissimo anche il giudizio degli scout pisani sui fatti del 23 febbraio. «Come è possibile che una manifestazione pacifica di ragazzi sia stata repressa con una violenza così brutale? Come è possibile prendere a manganellate minorenni, i nostri ragazzi, il nostro futuro, solo perché manifestano? Non abbiamo il 25 Aprile a ricordarci il lungo cammino verso la Libertà? Non abbiamo il 2 Giugno a ricordarci di godere della Res Publica, di tutti quei fili dello stesso tessuto sociale che si intrecciano, diversi ma tutti con egual dignità? Abitiamo la Pace, educhiamo alla pace e poi lo Stato o chi lo rappresenta esercita questa violenza?». Sono le domande retoriche formulate in una nota firmata da Gabriele Cristoforetti, Elisa Salvestrini e p. Giuseppe Trotta, responsabili degli scout cattolici dell’Agesci di Pisa e da Sandra Benedetti, presidente degli scout laici pisani del Cngei, che poi il 24 febbraio erano tutti in piazza dei Cavalieri per il grande presidio per la pace e in solidarietà con studentesse e studenti feriti.
«I care, “mi interessa”, aveva scritto don Milani sul muro della scuola di Barbiana. È il motto dei giovani migliori ed è un riferimento per noi scout, impegnati nel formare le nuove generazioni a una partecipazione politica per lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo trovato», prosegue il comunicato degli scout pisani. «Di fronte a giovani che manifestano la propria idea pacificamente, rivendichiamo il diritto ad esprimere le idee, a farsi attori nella realtà che ci circonda e ad indicarne le contraddizioni che emergono. Questa azione delle forze dell’ordine non è apparsa adeguata, dimostrandosi sproporzionata e asimmetrica vista anche la presenza di molti minorenni tra i manifestanti che non sono stati tutelati in alcun modo neppure nella loro incolumità fisica».
La richiesta degli scout alle autorità è di fare chiarezza, perché «quanto è avvenuto non è giustificabile e neanche spiegabile», e di «sapere chi ha dato l’ordine di fare queste cariche» e «se e quali provvedimenti verranno presi nei loro confronti».
L’Ac: “Con i manganelli non c’è futuro”
Dopo i fatti di Pisa e Firenze il Settore giovani dell’Azione Cattolica Italiana, la Fuci (gli universitari di Ac) e il Msac (l’organizzazione degli studenti medi) ha lanciato un appello, “Con i manganelli non c’è futuro”. «Vogliamo partire dicendo questo: la responsabilità in merito alle vicende che hanno visto coinvolti gli studenti e le forze dell’ordine a Pisa e Firenze è chiara e quanto abbiamo visto e sentito attraverso le testimonianze dei presenti ci porta a esprimere la nostra ferma e condivisa condanna per l’accaduto. L’esercizio del diritto a esprimere la propria opinione in maniera pacifica non può in alcun modo rappresentare un pretesto per la violenza, soprattutto da parte di chi è chiamato a garantire la sicurezza di tutti i cittadini». «Chiediamo, intanto, che non ci si dimentichi di quanto successo e che si continui, insieme, a chiedere giustizia. Chiediamo giustizia perché chi detiene il monopolio dell’uso legittimo della forza deve essere pienamente consapevole della responsabilità che esercita. Occorre assumere la consapevolezza che qualsiasi giustificazione di fronte all’accaduto (e in questo caso affermiamo con certezza che non ce ne sia nemmeno una) perde di significato, perché la democrazia è l’unico sistema di governo in cui la forma dell’esercizio del potere è parte integrante del suo contenuto e della sua sostanza».
Per questo «condanniamo chi, anziché custodire l’ordine pubblico, l’ha turbato, commettendo un atto intollerabile che deve essere sanzionato. Occorre – prosegue il comunicato – che il nostro Paese si assuma l’impegno di mettere in discussione il sistema educativo anche delle forze armate. Il loro addestramento, infatti, deve tornare alle fondamenta della democrazia ed essere in grado di sapere respingere psicologicamente e fisicamente qualsiasi forma illegittima di esercizio della forza».
Infine, il grazie dei giovani di Ac a chi era in piazza. A loro, scrivono, «vogliamo dire grazie perché ci hanno ricordato quanto sia importante esprimere pacificamente le proprie idee, nonostante tutto. Auspichiamo che questo evento non sconforti il loro e il nostro desiderio di partecipazione e di giustizia, affinché possano essere esempio per la nostra generazione verso un continuo impegno per un mondo più giusto e umano».
Le Acli: fare immediatamente chiarezza
«Rimaniamo davvero stupefatti di fronte alle immagini del pestaggio da parte della polizia contro un corteo pacifista che stava sfilando a Pisa, corteo tra cui c’erano tanti studenti minorenni», ha dichiarato il presidente nazionale delle Acli. «L’uso della forza per contrastare ragazzi inermi che manifestano delle opinioni legittime non è mai giustificabile. A nome mio e di tutte le Acli – ha proseguito Manfredonia – esprimo la vicinanza ai ragazzi feriti e, nello stesso tempo, chiediamo con forza che venga immediatamente fatta chiarezza su quanto accaduto perché si accertino i fatti e i responsabili di una simile azione. Il pestaggio di oggi è inaccettabile e ci motiva ancora di più a gridare che la pace è possibile perché la follia della guerra sta entrando nella nostra quotidianità, come dimostra questa violenta azione della polizia che rinuncia preventivamente al dialogo».
Sulla vicenda è intervenuto anche qualche settimanale diocesano, segno che nel mondo cattolico la vicenda ha lasciato strascichi, acuendo il senso di fastidio e di estraneità nei confronti dell’esecutivo e della sua politica “muscolare” che percorre ormai da mesi il mondo ecclesiale. La voce e il tempo di Torino, il 26 febbraio, commenta così, con le parole inusitatamente dure di Pier Giuseppe Accornero: «Alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al governo e ai partiti di destra, ai poliziotti che hanno selvaggiamente manganellato gli studenti quindicenni che manifestavano ordinatamente e pacificamente a Pisa, Mattarella ha detto una cosa saggissima e condivisibilissima: “I manganelli esprimono un fallimento”. Infatti hanno fallito gli agenti – raramente si è vista tale violenza – e i loro capi-reparto; hanno fallito i responsabili locali; capo della Digos, questore e prefetto; hanno fallito il capo della Polizia e il ministro degli Interni che, dopo, hanno accampato scuse improponibili; hanno fallito il governo e i partiti che lo sostengono. Interessante osservare che a manganellare non c’erano né i Carabinieri, né la Guardia di Finanza, solo la Polizia. Ed è inutile girarci attorno: sono convinto che i poliziotti hanno picchiato così rudemente perché convinti di avere alle spalle un governo pronto a difenderli. E Salvini batte ogni primato di scempiaggine affermando: “Chi batte un poliziotto è un criminale». E i poliziotti che picchiano senza motivo dei giovani inermi, che cosa sono? Dei criminali anche loro. Ma certo, Salvini ammira il “macellaio” Putin e la sua polizia assassina».
A pensarla in modo diametralmente opposto è il vescovo emerito di Chioggia, mons. Adriano Tessarollo (alla guida della diocesi veneta dal 2009 al 2021), che in un post sul proprio profilo Facebook – poi rimosso – ha scompostamente attaccato la giornalista Bianca Berlinguer, colpevole di aver difeso gli studenti e criticato i pestaggi della polizia nella trasmissione televisiva È sempre Cartabianca. «Giovani o ragazzi devono stare alle regole; i poliziotti fanno il loro dovere e chi si presenta con violenza va fermato con la forza se non si fermano! Ma la “Bianca” (Berlinguer, ndr) si vede chi è. Mi piacerebbe fosse aggredita e che le forze dell’ordine si girassero dall’altra parte». «La ringrazio per la sua testimonianza di amore cristiano», la replica di Berlinguer al vescovo, che del resto non è nuovo a polemiche a mezzo stampa: nel 2018 attaccò la copertina di Famiglia Cristiana «Vade retro Salvini», nel 2019 si scontrò con l’allora ministro all’Istruzione Lorenzo Fioramonti che si era detto favorevole alla rimozione del crocefisso dalle scuole, nel 2020 propose di installare degli sportelli bancomat nel duomo di Chioggia per favorire le offerte da parte dei fedeli.