Addio a Giovanni Benzoni, energia creativa e poliedrica

“Adista”
n. 21, 8 giugno 2024

Luca Kocci

È morto nel pomeriggio del 28 maggio, a 79 anni compiuti da qualche settimana. Giovanni Benzoni, presidente della Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana) a cavallo del ‘68, protagonista e animatore di tantissime attività e iniziative politiche, culturali e sociali, grande amico e occasionale collaboratore di Adista fin dagli anni Settanta.

Benzoni nasce a Belluno il 4 aprile del 1945, ma all’età di dieci anni si trasferisce con la famiglia a Venezia, dove resterà per tutta la vita. Durante gli studi universitari viene eletto presidente nazionale della Fuci (1967-1970), insieme a quella che poi diventerà sua moglie, Mirella Gallinaro. Un periodo “caldo”, nel quale anche nel mondo cattolico e nell’associazionismo ecclesiale entrano i fermenti del Sessantotto: è la stagione dei gruppi spontanei, del “caso Isolotto” e della nascita e diffusione delle Comunità cristiane di Base, dell’«ipotesi socialista» delle Acli. Desta un certo scalpore quando su Ricerca, il quindicinale della Fuci (nn. 20-21, 15 novembre 1967), in occasione dell’uccisione in Bolivia di Ernesto “Che” Guevara (9 ottobre 1967), esce un articolo a firma del neo presidente della Fuci, appunto Giovanni Benzoni, che ricorda positivamente l’esperienza del rivoluzionario comunista argentino: «Per noi cristiani, che vorremmo essere fedeli testimoni di un messaggio salvifico e che cerchiamo di essere costruttori di pace, ciò che Guevara ha espresso non può lasciarci indifferenti». E al Congresso nazionale della Fuci dell’agosto 1969 viene approvata a maggioranza una mozione che chiede il superamento della dottrina sociale della Chiesa, l’abrogazione del Concordato e l’abbandono di qualsiasi appoggio alla Dc.

Docente di italiano e storia nelle scuole superiori, Benzoni affianca all’insegnamento, svolto con dedizione e passione, un’intensa attività politica (impegnato nelle battaglie per il divorzio e l’aborto, in dissenso con le gerarchie ecclesiastiche; consigliere comunale e poi assessore al decentramento nella giunta “rossa” guidato dal sindaco socialista Mario Rigo dal 1980 al 1985), sindacale (con la Cgil scuola), editoriale (con Wladimiro Dorigo fonda la cooperativa editrice Arsenale, il cui primo volume è Gazzettino: una bottega del consenso, dedicato ai problemi dell’informazione, prendendo spunto dal quotidiano veneto) e pubblicistica come collaboratore di varie testate (l’Unità, il manifesto, Avvenimenti, il settimanale del Patriarcato di Venezia Gente Veneta, il tetto, Esodo e Servitium, il periodico fondato da p. David Maria Turoldo a Fontanelle di Sotto il Monte a cui era particolarmente legato).

Militante del movimento pacifista e aderente a Pax Christi, all’inizio del nuovo millennio è il principale promotore del Salone dell’editoria della pace e per una decina di anni presidente della Casa dell’ospitalità di Mestre, struttura per persone senza dimora, promuovendo alcuni innovativi percorsi di riscatto sociale, anche con il cinema (“Via della Croce”, film nel quale alcuni ospiti raccontano le proprie vite in contrappunto con il Vangelo), insieme all’artista e regista veneziana Serena Nono, con cui ha collaborato alla realizzazione, oltre “Via della Croce”, di altri due film: “Sventura” e “Venezia salva”, nel quale compare anche come attore.

Negli ultimi anni si impegna soprattutto su due fronti: l’organizzazione con il gruppo “Oggi la Parola” di incontri di riflessione teologica e culturale sui grandi temi della contemporaneità all’eremo di Camaldoli – a cui era legatissimo – e la promozione di una collana editoriale su Venezia, città di adozione che amava profondamente, editi dalla Toletta edizioni. Alla moglie Mirella e al figlio Samuele va l’abbraccio del collettivo redazionale di Adista. «La prima caratteristica di Giovanni che mi viene in mente è la sua singolare energia creativa», spiega ad Adista Salvatore Scaglione, insegnante e giornalista, che con Benzoni ha portato avanti tantissime iniziative soprattutto di carattere editoriale. «Spesso, a dispetto delle difficoltà evidenti e in contrasto con le persuasioni prevalenti, piazzava il suo progetto o il suo stimolo, o raccoglieva quello che altri avevano abbandonato perché lo ritenevano impraticabile e lo spingeva fino alla realizzazione. La seconda caratteristica, connessa alla prima, è che l’idea di “resa” non gli apparteneva, e l’elenco delle iniziative del suo lungo impegno lo dimostra. Giovanni nascondeva così lo scoramento per quanto di spiacevole ci circonda, rilanciando. Era il suo modo di combattere le proprie delusioni e quelle degli altri perché non si trasformassero in avvilimento. A partire dall’Arsenale editrice, abbiamo lavorato insieme su molti progetti, su altri ci abbiamo solo provato. E Giovanni insisteva con una pervicacia che metteva in pausa la sua tradizionale mansuetudine. A volte ci prendeva, a volte no e tuttavia, se non avesse insistito in entrambe le circostanze, molte cose non avrebbero visto la luce. Negli ultimi anni, che farei risalire all’esplosione del Covid, si era dedicato a costruire una sorta di “passaggio di testimone”, forse riprendendo il suo vecchio ruolo didattico, come insegnante che lo è per sempre. Si è inventato per questo un’ultima attività editoriale, per fare il punto, prendere atto di quanto (molto) di irrisolto è restato o è andato a male, e ha avviato senza clemenze autoassolutorie una riflessione sulle responsabilità della nostra generazione. Anche in questo, credo, confermando una generosità rara».

«Giovanni Benzoni ci ha lasciato ieri, dopo una vita intensissima di grande respiro», il messaggio del punto pace di Pax Christi Venezia, a cui si associa anche la redazione del periodico Esodo, perché «è difficile salutare un amico come Giovanni». Prosegue il messaggio di Pax Christi: «Ci ha fatto dono della sua profondità culturale e teologica così come della sua passione per la pace e la giustizia. Ha lasciato un segno non solo a Venezia: innumerevoli le sue testimonianze in ambiti che lo rivelavano comunque sempre umilissimo, anche quando si poteva cogliere la sua straordinaria incidenza nel movimento per la pace, nel movimento cattolico democratico, in Pax Christi come in tantissime realtà di base e di formazione. Il suo impegno politico, sulla scia dei più grandi cattolici democratici, lo ha fatto servire la città come assessore. Intensa e appassionata la sua attenzione agli ultimi ed emarginati nella Casa dell’ospitalità. Giovanni ha scritto molti libri su Venezia, città che amava così tanto da volerne incentivare sempre un suo possibile rinnovamento. Per tutto questo, per la sua grande umanità, per l’intelligenza visionaria, puntigliosa e innamorata della vita… Grazie Giovanni!».