Giornata del migrante: la parola alle sopravvissute della tratta

“Adista”
n. 22, 15 giugno 2024

Luca Kocci

Alla conferenza stampa di presentazione del messaggio di papa Francesco per la 110ma Giornata mondiale del migrante e del rifugiato (v. notizia precedente) c’era anche Blessing Okoedion, una delle ragazze ospitate anni fa da suor Rita Giaretta a Caserta a Casa Rut, spazio di accoglienza per donne migranti, sole o con figli, in gravi situazioni di difficoltà e vittime di sfruttamento ed esperienza di punta nella lotta alla tratta degli esseri umani e nel contrasto alla prostituzione forzata (v. Adista Notizie nn. 49/2007 e 23/18; Adista Segni Nuovi nn. 101/2009, 13/2011 e 27/2012).

Blessing ha raccontato la propria drammatica storia di schiavitù. «Sono nata e cresciuta nello Stato di Edo, che oggi è generalmente considerato il centro della tratta di esseri umani in Nigeria. Migliaia di donne e ragazze vengono reclutate e obbligate a una vita fatta di abuso, debito, umiliazione, violenze, sfruttamento e soprattutto di silenzio. Come tante altre donne vittime/sopravvissute alla tratta di esseri umani, anche io sono stata ingannata e fatta venire in Europa nel 2013, dove sono stata portata su una strada e messa in vendita. Mi era stato chiesto di restituire un “debito” di 65 mila euro. Per gli sfruttatori sei una merce in vendita su cui speculare e guadagnare; per i compratori di sesso sei una merce in vendita da comprare e usare per il loro piacere, imponendoti una violenza che viene “giustificata” dall’uso del denaro».

A salvare e liberare Blessing sono stati il coraggio di denunciare i propri sfruttatori («grazie all’istruzione che mi ha permesso di conoscere i miei diritti fondamentali») e appunto Casa Rut. «Dopo la denuncia – prosegue il racconto – sono stata portata in un centro anti tratta: Casa Rut di Caserta, dove ho conosciuto suor Rita Giaretta, che è attualmente responsabile di Casa Magnificat a Roma, e che mi ha accompagnata in un percorso di rinascita che mi ha fatto ritrovare me stessa». La narrazione – spesso cara alla destra – della prostituzione come del «mestiere più antico nel mondo» è una menzogna che va demistificata, ha spiegato Blessing: «Dimentichiamo la vulnerabilità di migliaia di bambine, ragazze e donne, che spesso partono da contesti difficili e che non sono libere ma ridotte in schiavitù, sono vittime della tratta di esseri umani, un fenomeno che è ampiamente frainteso. Come dice papa Francesco, “i migranti spesso fuggono da situazioni di oppressione e sopruso, di insicurezza e discriminazione, di mancanza di prospettive di sviluppo”; è così anche per le vittime di tratta. Bisognerebbe conoscere meglio e capire la situazione delle vittime, da dove vengono, quali sono le condizioni di miseria, degrado, mancanza di opportunità che le spinge a lasciare i loro Paesi. Ma bisognerebbe ascoltare di più anche le sopravvissute alla tratta di esseri umani, i loro vissuti di paura e dolore, ma anche di resistenza e di coraggio nei Paesi di destinazione in cui vengono sfruttate». Infatti «i trafficanti disumanizzano e oggettivizzano le loro vittime, con conseguente perdita di autostima e di controllo sulla propria vita, sulla propria libertà e dignità̀», ha aggiunto Blessing, che qualche anno fa ha raccontato la propria storia, insieme ad Anna Pozzi, nel libro Il coraggio della libertà. Una donna uscita dell’inferno della tratta (Edizioni Paoline).

Dall’esperienza di Blessing è nata anche un’associazione di sopravvissute alla tratta, “Weavers of Hope” (“Tessitrici di speranza”), che ha aiutato oltre 150 ragazze a liberarsi dal 2018 a oggi. «Noi non ci vergogniamo di essere chiamate le sopravvissute dello sfruttamento sessuale perché́, con la nostra testimonianza, vorremmo che qualsiasi bambina in Nigeria possa avere la speranza di continuare a sognare e perché chi è ancora vittima possa trovare il coraggio di poterne uscire», ha concluso Blessing.