Autonomia differenziata, premierato, crisi sociale: la bocciatura dei vescovi italiani

“Adista”
n. 20, 1 giugno 2024

Luca Kocci

«Lo stato di salute del Paese desta particolare preoccupazione». Il cardinale presidente della Conferenza episcopale italiana Matteo Zuppi e i vescovi che hanno partecipato alla 79ma Assemblea generale della Cei (20-23 maggio), aperta da papa Francesco, lanciano il grido di allarme sulla situazione sociale e politica dell’Italia: la povertà e le diseguaglianze sono in aumento, e alcuni progetti legislativi del governo Meloni – ovvero autonomia differenziata e premierato – rischiano di peggiorare la situazione.

«Le stime preliminari dell’Istat, riferite all’anno 2023, mostrano quanto la povertà sia un fenomeno strutturale del Paese – ha detto Zuppi nel suo intervento introduttivo, il giorno 21 –. Complessivamente risultano in uno stato di povertà assoluta 5 milioni 752mila residenti, per un totale di oltre 2 milioni 234mila famiglie. A loro si aggiungono le storie di chi vive in una condizione di rischio di povertà o esclusione sociale: si tratta complessivamente di oltre 13 milioni di persone, pari al 22,8% della popolazione (il dato italiano supera la media europea)», ha proseguito, snocciolando i dati. «È sempre più difficile uscire dall’abisso dell’indigenza. Si rafforzano le povertà croniche e quelle intermittenti, relative ai nuclei familiari che oscillano tra il “dentro” e il “fuori” dalla condizione di bisogno. Si rafforza inoltre il divario generazionale: i giovani sono sempre più esposti a difficoltà economiche e aumenta il vuoto creato da coloro che tendono ad allontanarsi dalla partecipazione politica e dal volontariato».

Da qui l’appello a «promuovere azioni solidali e definire, con urgenza, soluzioni inclusive e realmente incisive, in grado di rafforzare il senso di comunità e di reciproca cura, affinché nessuno sia tagliato fuori o venga lasciato indietro». Ma chi è alla guida del Paese pare sordo e cieco. Anzi promuove progetti di riforma che «rischiano di accrescere il gap tra territori oltre che contraddire i principi costituzionali», affermano i vescovi nel comunicato finale.

Rispondendo alle domande dei giornalisti in conferenza stampa, Zuppi è ancora più esplicito. «L’autonomia differenziata è un problema che riguarda tutto il Paese, e quindi la Chiesa italiana nel suo insieme», e infatti il 24 maggio (mentre questo numero di Adista sarà in stampa, ndr) «uscirà in merito una dichiarazione del Consiglio episcopale permanente, «frutto di una valutazione e di uno studio attento». Ovvero arriverà una bocciatura del progetto di legge fortemente voluto dalla Lega di Salvini: «C’è preoccupazione, alcuni vescovi si sono già pronunciati, altri aspettano una posizione ufficiale», quella di domani (appunto il 24 maggio), ha assicurato Zuppi, «sarà una dichiarazione molto chiara, difficilmente interpretabile». Così come è negativo il giudizio sul premierato, la riforma che invece sta particolarmente a cuore a Fratelli d’Italia: «Gli equilibri istituzionali vanno toccati sempre con molta attenzione», ha detto Zuppi, un tema come quello del premierato – che qualche vescovo ha ripreso, esprimendo «preoccupazione” – va affrontato «con lo spirito della Costituzione: come qualcosa di non contingente, che non sia di parte».

E la Chiesa arranca

Per quanto riguarda gli aspetti ecclesiali, al centro dell’attenzione resta il cammino sinodale della Chiesa italiana che, come i lettori ben sanno, procede faticosamente fra alti e bassi (v. Adista Notizie nn. 10, 17, 21, 35, 37, 39 e 43/21; nn. 31 e 40/22; nn. 6 e 27/23; n. 12/24). «Con questa Assemblea generale, i vescovi italiani accolgono i temi emersi nel biennio dell’ascolto e nell’anno del discernimento, vissuti in stretta connessione con la XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi – si legge in una mozione approvata dai vescovi –. Il Cammino sinodale delle Chiese in Italia si aprirà alla fase profetica con le due Assemblee sinodali in programma dal 15 al 17 novembre 2024 e dal 31 marzo al 4 aprile 2025. L’Assemblea generale affida al Consiglio episcopale permanente il compito di recepire i frutti della riflessione comune per la definizione dei Lineamenta per la I Assemblea sinodale. Allo stesso tempo, chiede alla Presidenza della Cei di condividere i frutti del Cammino sinodale con la Segreteria del Sinodo dei vescovi come contributo alla II sessione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi (2-27 ottobre 2024)». Insomma i lavori sono in corso, anche se non si capisce bene quale sarà la meta.

La «tutela dei minori e degli adulti vulnerabili» è stato l’altro tema affrontato dall’Assemblea della Cei. Il prossimo 29 maggio, all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, si terrà un convegno con il quale, nel solco del dialogo avviato negli ultimi anni con il Dicastero per la dottrina della fede, si intende delineare il quadro sociologico sugli abusi negli anni 2001-2021, con approfondimenti e testimonianze nel contesto più generale della società italiana. Nulla a che vedere però con l’avvio di una commissione realmente indipendente e capace di indagare a 360 gradi sul crimine della pedofilia del clero in Italia. Novità all’interno del Servizio Nazionale per la tutela dei minori, alla cui guida la Cei ha nominato una donna: la psicoterapeuta laica consacrata Chiara Griffini, che succede a mons. Lorenzo Ghizzoni. «Non è telecomandata», ha risposto Zuppi a una domanda in conferenza stampa. «È una psicoterapeuta, una professionista seria, continuerà a impegnarsi su un tema che sappiamo quanto ha ferito le vittime e fatto male alla Chiesa». «Il fatto che alla presidenza del Servizio nazionale per la tutela dei minori ci sia una donna, e non un vescovo, non è un fatto secondario. Neppure in altre Conferenze episcopali c’è una figura di questo rilievo», ha spiegato mons. Gianluca Marchetti, sottosegretario della Cei. Errore: ad esempio, in Francia e Irlanda, a capo dell’ufficio omologo c’è una donna laica. «È stata scelta una persona esperta nell’ascolto delle vittime, e non un giurista o una figura istituzionale. Una persona, insomma, che le mani in pasta le ha messe: si tratta di una scelta forte per implementare la tutela dei minori». Staremo a vedere.