Il «peccato» venale oltre lo Ior

“il manifesto”
20 dicembre 2014

Luca Kocci

Adesso i francescani. In passato i salesiani, i camilliani, i Figli dell’Immacolata concezione. Oltre allo Ior e ad alcune diocesi. Quello che in questi giorni coinvolge l’Ordine dei frati minori è solo l’ultimo di una lunga serie di scandali economico-finanziari che vede come protagonisti istitituzioni ecclesiastiche e congregazioni religiose.

È di pochi giorni fa l’apertura di un’indagine, l’ennesima, sullo Ior. Sotto inchiesta sono finiti i massimi dirigenti del dopo Marcinkus – che negano ogni addebito –, quelli chiamati a “risanare” la banca vaticana: Angelo Caloia (presidente dal 1989 al 2009) e Lelio Scaletti (ex direttore generale), indagati dalla magistratura vaticana per peculato. Avrebbero “svenduto” 29 immobili di proprietà dello Ior (per un valore stimato di 160 milioni di euro) a società offshore domiciliate in vari “paradisi fiscali”, controllate in parte dagli stessi indagati che così avrebbero realizzato guadagni per 50-60 milioni di euro, a danno della stesso Ior, rivendendo o affittando gli edifici e gli appartamenti.

Oltrepassando il Tevere e spostandosi in Italia, è cominciata nel 2013 un’inchiesta della procura di Terni che ha messo in luce una serie di operazioni immobiliari sospette, avvenute negli anni in cui a Terni c’era come vescovo mons. Vincenzo Paglia (“guida spirituale” della Comunità di Sant’Egidio, ora a capo del Pontificio consiglio della famiglia), nelle quali sono coinvolti alcuni dirigenti laici della Curia di Terni – per oltre un anno “commissariata” dal Vaticano –, che hanno lasciato un buco nei bilanci della diocesi di circa 20 milioni di euro.

Se poi si passa alle congregazioni religiose, il quadro si fa ancora più intricato. Nel 2013 è finito agli arresti p. Franco Decaminada, ex consigliere delegato della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione – proprietaria dell’Istituto dermatopatico dell’Immacolata, dell’ospedale San Carlo di Nancy e di altre strutture sanitarie a Roma e in Italia –, con l’accusa di bancarotta fraudolenta, false fatturazioni e appropriazione indebita: avrebbe prelevato svariati milioni di euro, mandando quasi sul lastrico la sua stessa congregazione religiosa. Sempre nel 2013 è finito agli arresti anche l’ex superiore generale dei camilliani, p. Renato Salvatore, accusato di essersi appropriato di una decina di milioni di euro del proprio ordine religioso e di aver concorso ad una sorta di sequestro lampo di due confratelli per impedire loro di partecipare alla votazione per l’elezione del nuovo superiore. E il prossimo 22 aprile si aprirà il processo contro don Giovanni Mazzali, ex economo generale dei salesiani, la seconda congregazione al mondo per numero di aderenti, dopo i gesuiti e prima dei francescani. È accusato, insieme ad altri, di truffa nei confronti della propria congregazione a cui, nell’ambito di una complessa vicenda che riguarda l’eredità del marchese Alessandro Gerini (660 milioni) – senatore democristiano e palazzinaro della prima repubblica – avrebbe tentato di sottrarre 100 milioni di euro.