Guerra e riarmo: da Pax Christi e Arena di Pace un appello alla «coscienza dell’obiezione»

“Adista”
n. 19, 25 maggio 2024

Luca Kocci

Potrebbe sembrare anacronistico un tema come quello dell’obiezione di coscienza al servizio militare a cui, non essendo più obbligatorio, non serve più obiettare. Invece resta di grande attualità e urgenza: a livello internazionale – vedi Ucraina e Palestina – per il pieno ritorno della guerra come strumento della politica; a livello nazionale per le sciagurate ipotesi di ripristino di un surrogato della leva obbligatoria da parte del vicepremier Matteo Salvini.

È per questo che Pax Christi, nella Giornata internazionale dell’obiezione di coscienza al servizio militare (15 maggio) ha rilanciato un forte appello alla «coscienza dell’obiezione». La storia e il cammino del movimento cattolico per la pace, infatti, sono segnati da scelte e impegni in questa direzione. Una delle prime marce per la pace di fine anno, nel 1969, si concluse davanti al carcere militare di Peschiera del Garda, dove erano rinchiusi alcuni obiettori di coscienza, prima che tre anni dopo, nel 1972, venisse approvata dal Parlamento la Legge 772, che riconosceva l’obiezione di coscienza al servizio militare e il servizio civile. Poi il 15 maggio 1974, alla Casa dell’Ospitalità di Ivrea, fondata dall’allora presidente di Pax Christi, mons. Luigi Bettazzi, con l’intento di accogliere persone ai margini della società, cominciava il corso di formazione per venti obiettori. In mezzo, cinquanta anni di impegno pacifista e antimilitarista, fino al convegno di dicembre 2022 a Gravina in Puglia, “Obiezione di coscienza, ieri oggi e domani. Un dovere cristiano, una conversione per tutti”, a mezzo secolo dell’approvazione della 772/72.

«Oggi la situazione è ancora più tragica, soffiano forti venti di guerra», sottolinea Pax Christi. «È ancora più importante ribadire il valore dell’obiezione di coscienza che non è “un insulto alla Patria e ai suoi caduti, estranea al comandamento cristiano dell’amore, espressione di viltà”, come scritto dai cappellani militari in congedo della regione Toscana, il 12 febbraio 1965. A quella lettera rispose don Lorenzo Milani. Seguì poi il processo e la condanna del priore di Barbiana. “L’obbedienza non è più una virtù” resta attualissimo, un memoriale e un testamento spirituale, da rileggere e da vivere».

Ma anche papa Francesco – prosegue la nota del movimento cattolico per la pace – ha indicato ai giovani, riuniti a Praga il 6 luglio 2022, la figura di Franz Jägerstätter: «Franz era un giovane contadino austriaco che, a motivo della sua fede cattolica, fece obiezione di coscienza di fronte all’ingiunzione di giurare fedeltà a Hitler e di andare in guerra», ha detto allora il pontefice. «Franz preferì farsi uccidere che uccidere. Riteneva la guerra totalmente ingiustificata. Se tutti i giovani chiamati alle armi avessero fatto come lui, Hitler non avrebbe potuto realizzare i suoi piani diabolici. Il male per vincere ha bisogno di complici».

Ecco perché Pax Christi rilancia alcune campagne – ribadite sabato 18 maggio all’Arena di Pace di Verona, insieme anche a papa Francesco – che attualizzano al tempo presente il messaggio dell’obiezione di coscienza. Come la Campagna di obiezione alla guerra, promossa dal Movimento Nonviolento, con cui si chiede di inviare al presidente della Repubblica (che è anche capo delle Forze armate), al presidente del Consiglio e al ministro della Difesa una autodichiarazione di «obiezione di coscienza alla guerra e alla sua preparazione» (v. Adista Notizie n. 16/24). «Non mi sottraggo al dovere di proteggere la mia comunità – si legge nella dichiarazione – ma credo, come l’esperienza storica dimostra, che sia possibile difendere la vita senz’armi, attraverso i metodi della nonviolenza organizzata. Con la Costituzione italiana (articoli 11 e 52) ripudio la guerra e voglio ottemperare al dovere di difesa della Patria con le forme di difesa civile e non militare già riconosciute dal nostro ordinamento», mentre «sollecito il Parlamento all’approvazione di una legge per l’istituzione della difesa civile non armata e nonviolenta.

Come il sostegno ai disertori e agli obiettori di coscienza dei Paesi in guerra (russi, bielorussi, ucraini, israeliani e palestinesi) e alla lotta dei portuali di Genova che si rifiutano di caricare e scaricare armi dalle navi. E come la campagna contro le “banche armate” e per la “smilitarizzazione” delle scuole.

Si tratta di campagne più che altro simboliche che però, secondo Pax Christi, hanno l’obiettivo di ribadire «il nostro no: non vogliamo essere complici della guerra».